
Il sentiero, in effetti, finisce quasi subito. La luce del
mattino ci svela che l’Osteria ha un rubinetto esterno e che lì accanto c’è addirittura
una fontanella pubblica. Felici come bambini davanti a un giocattolo nuovo, ne approfittiamo
per fare il pieno. Ma tutto ha una doppia faccia in questo cammino, e persino
l’aiuto dell’acqua può non essere così trasparente come sembra: mentre saliamo
sul monte Adone, ogni litro in più nei nostri zaini è una maledizione divina per
le nostre schiene e per le nostre zampe.

L’obiettivo sarebbe pranzare a Monzuno, che il nostro libro
indica circa a metà della tappa, ma dopo diversi chilometri di sali e scendi
siamo ancora solo a Brento. Siamo stanchi e affamati e decidiamo di pranzare
lì. Riusciamo persino a utilizzare un vero bagno, cosa che ci riempie di gioia.

Quando finalmente raggiungiamo le prime case, le mie gambe non ascoltano più il cervello già da ore ed è ormai pomeriggio inoltrato. Per la prima volta prendo in considerazione l’ipotesi di concludere qui la tappa. Troviamo un bar, facciamo fuori in un sorso tre estathe e chiediamo alla signora dietro il bancone di riempirci qualche bottiglia con l’acqua del rubinetto. Al contrario del barista del giorno prima, accetta molto volentieri e infila anche diversi cubetti di ghiaccio. Una benedizione. Il sole inizia a tramontare, non fa più così caldo. Un po’ di forze sono state ripristinate e siamo a metà tappa. Decidiamo di proseguire: se non arriviamo a Madonna dei Fornelli, dobbiamo almeno tentare di raggiungere Le Croci.


È quasi buio quando un’utilitaria sale dalla stradina. Io e
Piccio la fermiamo per chiedere indicazioni. A bordo, un ragazzo e una ragazza
che forse stavano cercando un posto romantico e isolato dove NON incontrare
scocciatori come noi.
“Quanto manca alle Croci?” chiedo. “C’è un agriturismo?
Qualcosa?” chiedo. “Siamo distrutti” dico, anche se non penso ci fosse bisogno
di un sottotitolo per capirlo.
La ragazza sorride e ci dice che Le Croci è proprio qui, a meno di cinquecento metri, che purtroppo l’agriturismo è chiuso, ma che sua nonna, che abita proprio lì, ci avrebbe senza problemi lasciato accampare. “Ditele che vi manda Giulia” aggiunge mentre se ne vanno.
La ragazza sorride e ci dice che Le Croci è proprio qui, a meno di cinquecento metri, che purtroppo l’agriturismo è chiuso, ma che sua nonna, che abita proprio lì, ci avrebbe senza problemi lasciato accampare. “Ditele che vi manda Giulia” aggiunge mentre se ne vanno.
Non facciamo in tempo ad arrivare, che sua nonna è già
uscita di casa e ci viene incontro (evidentemente Giulia ha fatto ancora di
più: l’ha avvertita per telefono. Grazie infinite, Giulia!). “Ragazzi”, ci dice
la signora “sedetevi qui fuori che vi porto da bere, poi vi dico dove vi potete
accampare per stare tranquilli”. A noi sembra già un miracolo così, ma non è
finita.
La signora insiste per metterci a sedere su un tavolo nel
suo giardino. Materializza bottiglie di acqua e di birra fresche e senza
aggiungere molto, ci porta gli avanzi di una grigliata di carne: costine,
spiedini, salsiccia. Persino filetto di cervo. Insistiamo per pagare, ma lei
non solo rifiuta: rincara la dose con fette di melone.

Non mi stupirei se domattina scoprissi che né Giulia, né sua nonna esistono per davvero, ma che in realtà siamo stati soccorsi dagli Spiriti del Viaggio e del Cammino.